Convivere col dissesto idrogeologico: le proposte concrete di professionisti e associazioni al convegno di Calabria Condivisa

Convivere col dissesto idrogeologico: le proposte concrete di professionisti e associazioni al convegno di Calabria Condivisa

11 Aprile 2023 0 Di kairosmag

Conoscere il territorio per fare prevenzione, in una mattinata di confronto, dibattito e alcune sincere esortazioni a fare di meglio. Questa l’essenza del convegno “Convivere con il rischio idrogeologico oggi in Calabria: un problema di conoscenza e di risorse”, a cui anche Kairòs_Mag ha partecipato. L’evento, organizzato dall’Associazione Calabria Condivisa sabato 4 marzo 2023 ore 9.00 alla Sala Consiliare del Comune di Taurianova.

Il Convegno nasce dall’esigenza di conoscere meglio l’assetto geologico della Calabria, in modo da fronteggiare reali pericoli troppo spesso sottovalutati. Motore propulsivo per associazioni e ordini professionali è Francesco Liotti, presidente di Calabria Condivisa e coadiuvato dall’organizzatore tecnico, il dott, Geologo Massimiliano Alessio

La peculiarità dell’evento è stata una partecipazione comune, sia della politica  sia di chi opera sul territorio, lasciando da parte gli individualismi. L’incontro, moderato dall’Avv. Maria Teresa Santoro, presidente del Soroptimist Italia Club, ha accolto anche i ragazzi dell’istituto Gemelli Careri, in particolare la sezione geometri; presenti il sindaco di Laureana di Borrello, Morano e il vicesindaco Frezza, insieme al consigliere con delega Mustica.

L’evento è iniziato con i saluti istituzionali dell’Avv. Rocco Biasi, Sindaco del Comune di Taurianova, che ha rammentato così i morti dell’alluvione del 2015: “La politica non può intervenire nel post, ma nel pre, andando a prevenire questi disastri attraverso gli studi e la programmazione. L’esortazione della politica è quella di fare sinergia con gli ordini professionali in modo da mappare il nostro territorio come noi nel nostro piccolo stiamo facendo con l’ufficio tecnico”. 

È poi intervenuta la Dott.ssa Chiara Ascone, Presidente dell’Ass.ne CulturalMente, ed i rappresentanti degli ordini professionali che hanno collaborato nell’organizzazione del convegno, come il Dott. Vincenzo Tripodi consigliere dell’ordine dei geologi: “Servono adeguate misure di mitigazione che vadano di pari passo coi cambiamenti climatici in atto, che alternano periodi di forte siccità a violente alluvioni. Servono sia effetti immediati che sul lungo periodo. Ad esempio il PAI, Piano di Assetto Idrogeologico ancora non è aggiornato”. In rappresentanza dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti Conservatori della provincia di Reggio Calabria, Ilario Tassone aggiunge: “è troppo facile dire il territorio è complesso e mancano i finanziamenti, in realtà è cambiata la componente antropica: pensiamo al sistema del terrazzamenti, della cura che essi avevano. Vedere che siamo qui riuniti è un segno di cura del territorio. Il termine “convivere” non deve essere un segno di rassegnazione, ma con un’azione di conoscenza e divulgazione, un sistema strutturale su cui lavorare, al cui centro c’è l’azione dell’uomo”. I periti agrari laureati sono stati rappresentati invece da Antonio Giuseppe Barone. Forte è poi il legame che Calabria Condivisa stringe con le Associazioni, ed anche per questo evento, la sensibilità dei movimenti locali non è mancata, a partire dal Comitato ProSalus di Palmi, passando per Soroptimist Club Palmi, , l’associazione Maestrale, Fogghi di Luna, Un Ponte per l’Europa.

Il cuore del convegno è stato l’intervento dei quattro relatori, preceduto da brevi cenni sulla morfologia del nostro territorio realizzato dall’ISPRA. “Ha un’orografia piuttosto accidentata, i bacini stretti, piene rapide e improvvise alternate a lunghi periodi di asciutto”. 

Siamo al primo posto nella classifica di pericolosità elevata (complici anche i disboscamenti); mentre il territorio a rischio costituisce circa il 14% di quello nazionale, abitato da circa 236 mila persone, secondo l’ISPRA.. . 

Nella sua lunga esposizione, il primo relatore, il Dott. Giulio Iovine, primo ricercatore al CNR, docente di geologia applicata all’UniCal, ha invitato a rendere partecipi tutti, non solo i tecnici del rischio idrogeologico, in particolare di quello di frane. “Per parlare di rischio dobbiamo fare una serie di conti”, ha dichiarato lo studioso, “è un danno teso per anno, è basato su dei conti, una previsione per una finestra temporale di interesse e non è facile da valutare. Il rischio è impossibile da azzerare, poiché per farlo bisognerebbe eliminare gli elementi esposti. Le condizioni di rischio servono per le costruzioni di infrastrutture,ad esempio. In tutte le attività il rischio 0 non esiste. Ci sono attività di rischio tollerate, altre non tollerate. Gli LPHD sono eventi con conseguenze devastanti, come ad esempio i terremoti, cioè eventi molto rari con capacità di accadimento molto bassa ma che non si possono prevedere.

Il territorio è sì uno scrigno di risorse, ma anche una fonte di problemi; la soluzione è evitare di utilizzare l’approccio da secolo scorso “c’è una frana, qui non si può stare”, piuttosto bisogna vincere le sfide che la natura ci pone davanti contrastando la delocalizzazione, anche se va valutata caso per caso. 

In funzione della violenza del terremoto si calcola la violenza della frana. Il dato dell’ISPRA non deve portare al vittimismo. Ad esempio, in Giappone non stanno messi meglio di noi, ma sono riusciti a coesistere senza contare feriti e morti per eventi di grave entità, mentre noi ed altri territori in Italia abbiamo contato vittime anche per eventi poco intensi, e questa è una vergogna. Cockelmann come ridurre il rischio?

1) Scoraggiare nuovi insediamenti; 

2) Fornire incentivi e disincentivi; 

3) Regolamentare gli insediamenti; 

4) proteggere gli insediamenti. 

In Calabria e in altre regioni d’Italia ancora abbiamo il PAI del 2001 quando l’aggiornamento dovrebbe essere dinamico. Abbiamo l’esempio virtuoso del borgo di Cavallerizzo, frazione di Cerzeto, dove il centro abitato venne giù ma non ci furono vittime: il problema venne analizzato, innescato non solo da pioggia ma anche da fusione di copertura nevosa. Secondo il PAI, quella zona era a rischio massimo su una discontinuità tettonica; le case rimaste, e non a causa della tettonica, hanno continuato a muoversi per alcuni centimetri all’anno. In alcuni casi la delocalizzazione ha un senso, spostando dunque il centro originario in un luogo più sicuro. Le comunità hanno preferito comunque spostare la nuova Cavallerizzo in un punto migliore rispetto al sito originario. 

Anche il sistema di allertamento regionale va migliorato, ci vorrebbe del personale formato, servono strumenti conoscendo i problemi del territorio conoscendone sia scenari di evento che di rischio, e ogni singolo cittadino dovrebbe capire bene cosa dovrebbe e non dovrebbe fare”.  

Il secondo intervento, quello del Dott. Michele Folino Gallo, funzionario dipartimento Protezione Civile della Regione Calabria, già collaboratore col CNRI di Cosenza, è stato incentrato sulla descrizione degli interventi strutturali e non strutturali per la mitigazione del rischio: “Nascere in un posto è casuale, decidere di restarci e come starci è frutto di scelte, e come diceva Machiavelli, c’è una parte di fortuna, c’è una parte di scelta. Prima si parlava di convivere. Bisogna leggere il territorio, i nostri avi, i nostri nonni ci convivevano molto meglio di noi. Il cittadino dovrebbe parlarne ogni giorno di rischio sismico e idrogeologico al bar, e anche le carte che devono aiutare a governare un bene esposto, che siano persone, strade o case, ma queste carte si devono conoscere. La Calabria è ad altissimo rischio come anche altre regioni d’Italia, dobbiamo sapere che abbiamo dei bacini piccoli, e dobbiamo sapere che il tempo che passa tra quando piove e l’effetto è piccolissimo. In Calabria negli ultimi anni tutte le volte che ha piovuto tanto ha fatto danni, che hanno portato a tanti soldi per mettere a posto, negli ultimi anni è arrivato un miliardo di euro. In Calabria vedo che si spende ma si spende male, perché in tutti i posti dove si interviene lo si fa in maniera troppo frammentaria, non è un lavoro pianificato e coordinato a livello di bacino. Coi soldi del PNRR non si potrà fare grande pianificazione perché dovranno essere spesi subito e dove maggiormente servirà. La sicurezza si costruisce con le scelte e vanno basate sulle conoscenze, e ciò parte dall’acquisto consapevole di una casa, dalla manutenzione di una macchina; il singolo stesso deve essere responsabile per gli altri. Troppo spesso diamo la colpa agli altri dobbiamo ricordarci che quando avviene un evento disastroso in quel momento la protezione civile siamo noi”.

Brillante e “polemico” allo stesso tempo, il dott. Antonino Sgrò, che nel dibattito si è occupato di  pianificazione del territorio montano per la difesa del suolo. Egli ricopre, nonostante la giovane età, il ruolo di presidente dell’ordine degli agronomi e dei dottori forestali di Reggio Calabria, presidente della federazione regionale dei dottori agronomi e forestali della Calabria, fa parte del comitato di sorveglianza del PSR  della Calabria e fa parte del Comitato dell’Albo delle ditte boschive di Reggio Calabria: “Noi dottori agronomi entriamo a far parte della struttura nazionale della protezione civile quindi la nostra figura verrà riconosciuta di ausilio nella fase emergenziale.  Il Mediterraneo è soggetto a due fenomenologie perturbative, a cui l’Aspromonte fa da barriera, e qui le perturbazioni, soprattutto della fascia ionica, meno frequenti ma molto intense contrastano con quelle tirreniche molto più frequenti : conseguenza più ovvia quella della dell’erosione del suolo e quindi perdiamo suoli utili, superfici coltivabili e possibilità di realizzare coltivazioni produttive. Ma ne risentono anche le infrastrutture. Noi non riconosciamo la storia di questa terra, era il 1800 quando sono iniziati i primi vergognosi disboscamenti in Calabria, al taglio degli alberi è seguito l’abbandono dei suoli: questo è stato il primo fenomeno di dissesto idrogeologico in Calabria. Poi vi è stato l’abbandono verticale a valle delle aree agricole, dove però avvennero i primi alluvionamenti, dove si crearono paludi. La Calabria aveva uno sviluppo agricolo, territoriale e produttivo che competeva a livello nazionale. Con la malaria che veniva presa nelle paludi, si è avuta una nuova migrazione verticale verso le montagne, dove si coltivò a terrazzamenti, la montagna venne rivalorizzata nuovamente, fino ai primi del ‘900 con una nuova migrazione, stavolta verso il nord Italia. Andando avanti nel tempo, nel 1955 abbiamo realizzato opere di rimboschimento tra le  più grandi d’Italia e dEuropa. Purtroppo ancora una volta abbiamo abbandonato il frutto delle nostre fatiche. Nella nostra epoca, cosa sta avvenendo? L’abbandono della montagna, alcune associazioni deleterie, uffici tecnici comunali che devono sopperire a carenza di personale e scadenze sempre più urgenti, oltre a una scarsa conoscenza dei territori gestiti. Ai nostri tempi abbiamo gli incendi, l’evento maggiormente correlato al dissesto idrogeologico, che è sbagliato definire “boschivi”, quando in realtà sono dovuti a cause esterne al bosco. Il dramma è che non abbiamo un piano di gestione forestale. Se lasciamo i terreni in abbandono maggiore sarà la quantità d’acqua che arriverà a valle. Da qui dobbiamo partire.

A conclusione dell’incontro, la testimonianza “felice” di un ufficio tecnico, quella del Dott. Antonino Bernava, responsabile per quel settore del Comune di Taurianova. Il funzionario, attraverso alcune slides ha mostrato il territorio e i bacini imbriferi (di raccolta delle acque) del comune di Taurianova e di come si è intervenuti durante l’esondazione del torrente Fida nel 2015. Il problema si doveva far risalire alla costruzione di un pezzo di strada ionico-tirrenica, negli anni ’60, che ha provocato danni al torrente. Dagli anni ‘90 si è cercato di studiare il problema, fino ad arrivare alla recentissima deviazione del fiume nel 2020. 

Kairòs ha provato a dare voce a queste testimonianze e a un convegno che può essere la base per un’inversione di tendenza nel cercare una programmazione comune, e in fretta. Perché nel nostro territorio dai bacini stretti, dove una pioggia un po’ più intensa può allagare un paese, una valle, tempo non ce n’è.

Deborah Serratore