
Kairòs_Mag – C’è qualcosa di nuovo
9 Novembre 2022 0 Di kairosmagIn quasi tre anni di attività non ci siamo mai fermati, lasciando sprigionare le idee e creando una rete di collaborazioni e amicizie, preziose per crescere culturalmente e umanamente. Qualche mese fa, però, abbiamo sentito il bisogno di fare un bilancio di quanto fatto finora, l’esigenza di mettere un po’ d’ordine intorno: ci siamo accorti che nonostante noi fossimo gli stessi, quella necessità di fermarsi e gestire meglio le nostre risorse ci aveva profondamente cambiati. C’è dunque qualcosa di nuovo in noi, e in Kairòs. A cominciare dai ruoli direttivi ben stabiliti e organizzati, e passando per il sito, con rubriche inedite che non sono più confinate solo al locale, ma spaziano tra vari argomenti, come medicina, poesia, musica, storia e archeologia. E poi i nuovi arrivati, che hanno colorato di sfumature nuove il nostro gruppo di giornalisti e creatori di eventi in erba: le idee di queste valide persone troveranno sempre in Kairòs uno spazio libero dove realizzarsi.

Da questo spazio nascono gli articoli del mese di novembre, tutti portatori di una ventata di novità, come la freschezza e brillantezza dei colori di Alessia Spatola raccontata da Antonio Salerno; i consigli di Andrea Belsito sulle ultime uscite musicali; o i suggerimenti di Francesco Marra su come cucinare in sicurezza la Ramaria, il cavolfiore del bosco nonostante un variabile livello di tossicità. Nuovo è anche approfondimento su ciò che già (si crede) di conoscere, come quello sulla nostra identità genetica, il DNA, a cura di Francesco Vissicchio; oppure, a proposito di identità, la consapevolezza, offerta da Maria Maceri per la rubrica di diritto, di come la nostra immagine, nell’era social, possa essere violata. Il nuovo corso di Kairòs_Mag è segnato anche dalla tenacia. Come quella che ebbe Fantina Polo nel difendere i suoi diritti, e che ci è narrata da Francesco Saletta per la rubrica storica; o come quella dell’albero perenne, cantato da Valentina Nastasi nella sua “Rubino”. E noi vogliamo essere quell’albero, che resiste e rimane, che affonda le radici salde nella terra dove sorge, ma apre le sue foglie a una luce nuova.
Deborah Serratore