Viaggio nella tradizione: le Corajisime a San Floro (CZ)

Viaggio nella tradizione: le Corajisime a San Floro (CZ)

2 Maggio 2022 0 Di kairosmag

Nel pomeriggio di Sabato Santo, una piccola rappresentanza del  Team di Kairos si é avventurata in terra catanzarese per una visita nel pittoresco borgo di San Floro, situato in panoramica posizione su di una collina dalla quale la vista, guardando da sud verso nord, spazia dal Monte Tiriolo con la Sila Greca alle sue spalle fin quasi al mare passando da Catanzaro che è dirimpettaia.

Si teneva una mostra che ha fatto, per noi, da ouverture nel proseguo della visita a due ulteriori e meritevoli esposizioni, il tutto nel raggio di 250 metri, al centro di questo borgo che prende il nome dal Santo Patrono.

La nostra visita si è collocata temporalmente nel periodo conclusivo della Quaresima, il tempo liturgico della Chiesa Cattolica che corrisponde a un tradizionale periodo di digiuno ed astinenza dei quaranta giorni che precede le feste pasquali.

In Calabria come dovunque nell’orbe cattolico, l’aspetto squisitamente religioso é stato declinato nel vissuto della civiltà contadina in mille modi differenti, diventando folklore, tradizione, cultura, usi, costumi e civiltà. È questo il caso delle cosiddette bambole di quaresima, le “Corajisime“,  per molti paesi rappresentanti la moglie o in altri la sorella del Re Carnevale, vestite di lutto per l’ avvenuta morte del loro familiare. Le Corajisime hanno le sembianze di una donna in avanti con gli anni, ed erano cucite a mano dalle massaie per diversi secoli in casa, con materiali molto semplici come stoffa e paglia. Sono una sorta di calendario segnatempo e rappresentano il trascorrere dei quaranta giorni di digiuno e penitenza quaresimali. Erano caratterizzate da un abito nero, o tutte colorate, in base ai paesi dove venivano fatte. Ai loro piedi o sulla loro testa troviamo tipicamente un frutto, quasi sempre un’arancia o un limone, nel quale venivano confitte delle penne di gallina, sette per la precisione, come sette sono le domeniche che vanno dalla prima di Quaresima a quella di Pasqua. Ogni domenica si toglieva una penna, si diceva una preghiera e si bruciava, a farlo era il più piccolo di casa o la matrona della casa. Altro elemento ricorrente era un fuso messo tra le mani della Corajisima che filava il trascorrere delle giornate. Al collo spesso era possibile trovare della frutta secca visto che era una dei pochi alimenti che era possibile consumare in tempo di Quaresima.

Nella mostra dal titolo “Paese che vai Corajisima che trovi” abbiamo potuto apprezzare la grande varietà di queste bambole, delle più diverse grandezze, dalle varianti colorate e variopinte, a segnare il libero scostamento dall’abito nero già menzionato visto che in alcuni paesi rappresentava una pacchianella, cioè la tipica donna calabrese vestita a festa per andare alle celebrazioni. La Corajisima veniva appesa per lo più fuori dalla casa o fuori dalla finestra, cosicché, passeggiando per le vie dei paesi e paesini calabresi, il tempo quaresimale diveniva quasi tangibile.

Nella grande sala dell‘antico e signorile Palazzo Pugliese, dove é stata allestita la mostra, la creatività popolare di un tempo ha trovato la sua espressione nelle molteplici varianti delle Corajisime provenienti da tutta la Calabria ed oltre, il tutto nel bel colpo d’occhio di bianche pareti affollate da questo piccolo esercito di vecchiette.

Promotore e realizzatore della mostra é stato Andrea Bressi, cantastorie e libero ricercatore catanzarese, che ha girato e setacciato i borghi della nostra Calabria in cerca di corajisime. La collezione che ne è risultata ha un indiscutibile valore etnografico ed antropologico, è testimone di quella cultura contadina che necessita di essere recuperata, conservata e valorizzata. Il recupero di essa è uno degli antidoti contro l’appiattimento culturale che è venuto formandosi nell’ultimo mezzo secolo, quell’appiattimento per cui – per intenderci – sono fra le altre cose non pochi gli italiani che non parlano il dialetto dei paesi di origine.

Va dunque il nostro sincero plauso ad Andrea Bressi, che ha avuto il merito di spendersi con entusiasmo ed amore per le tradizioni e dare così forma a questa raccolta.  Assolutamente degno di nota il fatto che dell’esposizione facevano parte anche degli esemplari provenienti dalla Puglia, come addirittura una variante maschile del tutto analoga, proveniente dall’Armenia, a dimostrare che l’Europa, culturalmente parlando, é stata un corpus omogeno esteso fino agli Urali ed oltre il Mar Nero.

Inoltre, esiste un progetto nazionale che prende il nome di “Rete Nazionale Bambole Quaresima” , del quale fa parte anche Andrea Bressi che ci aiutato a reperire tante informazioni su questa , in cui ricercatori provenienti da tutta l’Italia si confrontano sulle nuove scoperte. È possibile trovare tre esemplari di “Corajisime” anche al Museo di Etnografia e Folklore presente all’interno della Casa della Cultura Leonida Rèpaci di Palmi.

Terminata la visita alla mostra della corajisime, allietata ed impreziosita da un’ottima pastiera imbandita dalla consorte di Andrea Bressi e dall’ascolto di canzoni tradizionali pasquali cantate dallo stesso in compagnia del piccolo Gabriele e suonate con la chitarra battente, ci siamo diretti al “Museo della Seta” gestito dalla Cooperativa “Nido di Seta” dove sono esposti diversi tessuti di seta, telai ed arcolai. Abbiamo anche potuto ascoltare la spiegazione di come questi tessuti sono creati in maniera ecologica, dalla nascita e riproduzione dei bachi fino alla creazione del filo, processo seguito dai ragazzi della cooperativa che curano anche una filiera di gelsibachicoltura. Si sono reinventati un lavoro ormai destinato a sparire in modo da poter rimanere nella l’ora amata Calabria.

Il museo è allestito negli ampi spazi interni del piccolo castello di San Floro, che si trova nel centro del borgo e risale al XV sec. La cooperativa “Nido di seta” è depositaria della lunga tradizione della lavorazione della seta a San Floro, risalente a circa mille anni fa e giunta al suo apice nel 700, quando i manufatti e filati di seta del catanzarese venivano esportati in tutta Europa. Oltre ad una raccolta di manufatti di seta antichi e di gran pregio, come un vestito tradizionale femminile della zona ed alcuni paramenti sacri, abbiamo potuto apprezzare una gran varietà di tessuti di seta, molto versatili ed adatti a più usi, in una vasta gamma di colori.

Suggestivo e identitario poi, il progetto “Nudi per cusira”, nato dalla collaborazione dell’artista bolognese Francesca Pasquali con alcune aziende tessili calabresi e l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro (con le docenti Simona Caramia e Maria Saveria Ruga). L’artista e gli studenti dell’Accademia si sono cimentati nel riuso di scampoli di tessuti vari, fino a creare l’opera tattile “esplorabile” in un luogo di passaggio tra due piani museali. Anche noi abbiamo provato quest’esperienza artistica: attraversando il Labirinto tra liane di seta e lana e macchinari tessili antichi ci siamo sentiti avvolgere da affascinanti atmosfere di un glorioso passato.

Molto istruttive le delucidazioni sul complesso e delicato processo di produzione della seta, dalla cura dei bachi fino alla filatura. Gli interessati alle visite o ad avere maggiori informazioni possono rivolgersi direttamente alla cooperativa tramite  https://www.nidodiseta.com/it_IT/ per visite guidate o anche acquisti in loco.

Successivamente noi “inviati” di Kairòs abbiamo ammirato il piccolo “Museo della fotografia” – Al frantoio tra ricordi e fotografia” del fotografo di importanza nazionale Feliciano Paravati, che ha racchiuso in questo piccolo ex frantoio di proprietà della sua famiglia le fotografie più importanti della sua vita e tantissimi ricordi.

Un ringraziamento va anche al sindaco di San Floro, Bruno Meta, che ci ha accolti al nostro arrivo in paese, ci ha raccontato delle origini, della storia e di alcune tradizioni popolari sanfloresi e ci ha accompagnati personalmente alla mostra.

 

 

 

 

Gli inviati a San Floro e ai musei del piccolo centro:

Antonino Brando, Francesco Saletta e Jessica Malagreca