Nomi dal passato – A caccia di toponimi palmesi

Nomi dal passato – A caccia di toponimi palmesi

18 Novembre 2020 Off Di kairosmag

Storia della Toponomastica

Le prime ricerche sistematiche risalgono al sec. XIX in Italia. Il promotore della toponomastica fu Giovanni Flechia (1811-1892), il quale pubblicò a Torino nel 1871 il suo libro: “Di alcune forme de’ nomi locali dell’Italia Superiore. Dissertazione linguistica”. L’obiettivo era di ricostruire i significati originali di alcuni nomi locali dell’Italia settentrionale: in Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana. In moltissimi di quei paesi ricorrono frequentemente nomi topografici che terminano in: –asco (come Godiasco) –usco, –osco, -assi (come Vendemmiassi) o che iniziano con bar- (come Barostro, che significa “altezza”) etc.

Prima del 1871, quando non si poteva ancora parlare di una vera disciplina toponomastica, le ricerche sui toponimi erano condotte da storici e geografi, ma i loro metodi erano individuali e non si poteva parlare di un vero metodo scientifico.

Il termine toponomastica deriva dal greco tópos (luogo) e ónoma (nome). I toponimi riguardano anche elementi che non sono visibili, ma che fanno parte dei sistemi identitari di una società come i nomi delle regioni e degli Stati.

Il susseguirsi delle colonizzazioni nell’Italia antica ha lasciato tracce in numerosi nomi di città: trasparente è l’origine greca di Napoli (Neápolis, “città nuova”), messapico è il nome di Brindisi (Brentésion da bréntion, “testa di cervo”, per la forma del porto). Molti toponimi romani sono legati a nomi di persona, come Aosta (Augusta Praetoria) e Forlì (Forum Livii). Alcuni toponimi hanno conservato le antiche desinenze: Rimini deriva dal latino Arimini locativo di Ariminume, sempre da nomi personali col suffisso -anum si sono formati numerosi altri nomi di luogo.

Una parte dei toponimi italiani riflette il passaggio degli Ostrogoti, alcuni toponimi in -engo, per esempio Marengo (la forma più antica è Malarengo, dal nome gotico Malaharjis); di quella dei Longobardi sono testimoni i numerosi toponimi formati con Fara (Fara Sabina, Fara d’Adda…), termine indicante il nucleo familiare che stava alla base dell’ordinamento sociale longobardo. Alla dominazione araba in Sicilia risalgono toponimi come ad esempio Caltagirone da qalʽatalgīrān, ovvero “Castello delle Grotte” oppure il Mongibello (l’Etna) dal latino mons “monte” e dall’arabo Jabal an-Nār “montagna di fuoco”.

I toponimi possono riflettere particolarità geomorfologiche del terreno, vicende storiche e culturali che hanno influenzato l’ambiente geografico: come ad esempio: Taormina (l’antica Tauromenio che presenta la base mediterranea tauro “monte”).

L’arrivo dei coloni greci e successivamente la lingua latina, la grecobizantina, hanno trasformato totalmente la toponomastica, il modo di parlare, la religione, gli usi e i costumi a scapito dell’antica popolazione bruzia.

E la lingua greca ha dato il nome, nelle desinenze a moltissimi luoghi, solo per fare un esempio i toponimi terminanti in -ara, -aro, -aria, -aio, -aia (Arangiàra, Granatari, Praia); quelli in -ica, -ire, -ria, (Vitica, Conserìa, Zòire); in -aci, -ici, -uci, (Arcudàci, Furnàci, Petràci, Elici, Salìci).

 

Il toponimo è il nome di un luogo appunto, che ha avuto, in un determinato momento della sua storia, un episodio associato ad una famiglia, ad un’attività che vi si svolgeva in una strada (”a Strata da Concia” o “a Pescheria” attuale via Mancuso), all’attività di una chiesa/convento/eremo o ad un luogo di campagna.

Platea Nuncupata (nella strada denominata) è l’espressione che si scriveva accanto a un documento di battesimo o di morte nel 1600 nei registri ecclesiastici, oppure in loco ubi dicitur  (nel luogo chiamato) nell’atto di un notaio, espressione che era usata accompagnare l’indicazione di un luogo e come tale è presa a segno di questa storia della toponomastica che parte da lontano e che traccia tante vicende dei luoghi di Palmi.

 

I toponimi possono essere classificati in:

  • antroponimi, se riferiti ai nomi propri;
  • poleonimi, se riferiti a centri abitati;
  • coronimi, se riferiti a porzioni ampie di territorio;
  • fitonimi, se riferiti a nomi di piante;
  • zoonimi, se riferiti a nomi di animali;
  • idronimi, se se riferiti, a corsi d’acqua;
  • limnonimi, se riferiti, a laghi;
  • oronimi, se riferiti a rilievi montuosi;
  • agiotoponomastici, se riferiti a nomi di luoghi sacri.

La toponomastica sacra o agiotoponomastica, è lo studio in cui figura un nome di un santo o di una santa nella storia locale anche di piccole comunità, da quando la fede cristiana incominciava a diffondersi verso il III-IV sec d.C. All’inizio questi toponimi erano accompagnati dalle forme sanctus o sancta e domnus o domna. Però alcuni paesi hanno una radice ancora più antica come Joppolo, da Jove Polis ovvero città di Giove.

A livello locale abbiamo moltissimi esempi di agiotoponomastica: Paparone deriva da un’antichissima chiesa del Papas Aronne, Santa Maria prende il nome dall’ex convento femminile risalente al sec XIII, come anche San Leonardo, San Filippo, San Mercurio, Sangianni e, Sanbiceli, Sant’Elia, San Leo, San Fantino ecc.

 

I toponimi e Palmi, storia di una comunità.

Quando Palmi era ancora un borgo agricolo e di pescatori, le strade erano concentrate intorno ai grandi palazzi, alle piccole chiese e piazzette; per il resto c’erano solo vasti campi coltivati e boschi di alberi da frutto proprietà degli Spinelli di Seminara.

Nel XVII sec. La città Palmi era ancora circondata da mura e sotto la signoria del marchese di Arena Andrea Concublet e grazie al commercio continuò ad aumentare di popolazione. Trovandosi in uno spazio troppo angusto, una parte di essa ebbe il permesso di edificare le proprie abitazioni al di fuori delle mura. Fu lateralmente alle due porte di levante e nei luoghi vicini ad esse che l’abitato prese a estendersi. Per questo, sotto l’assenso del feudatario, questa parte delle mura di cinta fu diroccata, e da qui la città si estese notevolmente, tanto che in breve tempo si formarono i rioni Lo Salvatore, Li Canali e San Nicola.

I nomi dei rioni e delle vie a volte indicavano il luogo dove la strada portava. In altri casi le strade avevano lo stesso nome delle chiese che lambivano: Chiesetta del Salvatore, Vico del Rosario, Via del Carmine, Via della Marina o Via santa Maria. Oppure citavano famiglie nobili o i proprietari dei fondi agricoli: Rossi, Ajossa, Elice, Oliva o l’antica via del Prato, ossia l’attuale Bruno Buozzi (ex Via Michele Bianchi nel ventennio fascista). Essa ha un significato agricolo: è la via che uscendo dal paese va verso terreni fertili, terreni destinati a foraggio e verso la campagna aperta, vasta. Come vasto doveva essere il piano a fine ‘800 si estendeva dall’attuale Piazzetta Fiorino (Fontana Muta) fino al Trodio.

Alcune delle vie più antiche si trovano alla Cittadella, come le esistenti Porta Portello (dalla porta principale di ingresso alla Cittadella), Via a Mare. Storici toponimi al centro del paese sono poi via Gioacchino Poeta, Via San Rocco, Vico Arangiara: l’antico luogo ad inizio di Corso Garibaldi era così chiamato per le piante di arancio ivi esistenti.

 

Via Arangiara, Palmi

Con il terremoto del 1908 nacquero vasti quartieri baraccati: Bompiani, Bellini, San Nicola, Tarditi, Ciccolino, Portello, Monaci, Rione Regina Elena, Stati Uniti, Dietro Vena, Prenestini. Rioni oggi scomparsi.

L’avvento del regime fascista rappresentò per il sistema toponomastico della città un periodo di deciso cambiamento rispetto ai nomi borbonici. Il fascismo diede particolare impulso alle intitolazioni riferite alla prima guerra mondiale (es: Viale delle Rimembranze) e, naturalmente, alla propria epopea e all’Unità d’Italia, agli eroi di guerra, ai benemeriti della ricostruzione e dei servizi post terremoto nella Calabria fascista.

Quasi tutto cambiò nella toponomastica con gli insediamenti delle nuove amministrazioni comunali subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Toponimi di contrade e luoghi di Palmi (Elenco parziale):

  • Affaccio: dal calabrese “belvedere”. Si affaccia meravigliosamente sul mare Tirreno e sulla sottostante contrada Petrosa. Nel lato sud, scendendo c’è una piccola grotta;
  • Agliastro: (scoglio dell’ulivo) olivo selvatico;
  • Acqua duci: Località a sud della Marinella, deriva da una sorgente d’acqua dolce, che spunta dagli scogli;
  • Arcudace: dal greco arkoudakes “orso” ovvero “punta dell’orso”, punta estrema del Sant’Elia e promontorio meridionale della insenatura della Marinella;
  • Buffari: dal greco “porto”, si trova tra Rovaglioso e la Petrosa;
  • Barraccuni: nella zona Trodio vi era un vasto baraccamento post terremoto. Le vecchie generazioni utilizzano ancora questa denominazione;
  • Bombino: si presume che in questa contrada anticamente doveva essere nato un bambino nel giorno di Natale, oppure i residenti festeggiavano Gesù Bambino;
  • Criscimo: greco, krisimos “decisivo”;
  • Cisterna: dal latino cis-terram, sottoterra dai serbatoi di acqua potabile romani esistenti;
  • Ciambra: dal greco ketmai dal greco bizantino “dormo”, era il cimitero bizantino di Taureana;
  • Contura o Cuntura: dal greco kontòura, kontos, “luogo di pertiche”;
  • Cola di Reggio: proprietà di Nicola. La prima intestazione sulla contrada è un atto di battesimo di Lisabetta figlia di Cola di Riggio, nel 1625;
  • Croce Rossa: Luogo dove la Croce Rossa dopo il terremoto del 1908 costruì delle baracche per la popolazione;
  • Calonero: da Monaco si trova subito dopo la contrada Pirara e la SS18;
  • Cento Ducati o Scoglio dei Quaranta Ladroni: di fronte al lido La Lampara, alla Tonnara. Così chiamato perché alcuni pirati si divisero un bottino;
  • Falacca: dal greco phalagga “campi, accampamenti”, oppure farlaka “luoghi splendenti” oppure ancora “frana”;
  • Fornaci: vi erano allocati i forni per i mattoni di Taureana, i timbri sui mattoni erano romani e poi bizantini;
  • Fracà: dal greco “luogo al sole”;
  • Garanta: dal greco charagma “fenditura, fessura”;
  • Girone: dal latino gironacies presunto accampamento romano di soldati di Girona;
  • Gonia o Agonia: dal greco “luogo sterile”;
  • Galipsi: subito dopo la contrada Pille. Dagli alberi di eucalipto che vi erano anticamente;
  • Malopasso: dal latino malus passus “valico pericoloso”;
  • Motta: dall’arabo moktà “piccola fortezza” o dal latino “cumulo di terra”. È un belvedere a strapiombo sul mare;
  • Magna: fiumara presso Palmi dal latino magna “grande”;
  • Marinella: contrada marina e antico porto commerciale a sud di Palmi compresa tra l’Arcudaci e la punta della Motta. La contrada si divide in: Palumbeddha, Cani Marini, Tri Scogghiazzi, Murgià e Cacina;
  • Monte Terzo: si presume derivi da un accampamento di Tercios (soldati spagnoli), anche se le cronache ufficiali lo “promuovono” come Terzo monte, dopo sant’Elia e lo Sperone.
  • Petrace: dal greco pètrakos, pietroso;
  • Pietrenere: dal greco bizantino pietraisnegrais “cimitero delle navi”. Lo Scoglio dell’Isola è al centro di Pietrenere ed era chiamato anche Scoglio della Nave, in riferimento al miracolo della Madonna dell’Alto Mare, che ordinò a San Fantino di scagliare del fuoco su delle navi dei pirati, facendo naufragare i saraceni contro gli scogli;
  • Petra Galera: è uno scoglio subito dopo la punta dell’Arcudaci. Al tempo delle incursioni dei Saraceni, venivano fatti sostare i cittadini catturati nei dintorni, in attesa del riscatto;
  • Prita: (piccolo promontorio subito dopo Buffari, accanto Rovaglioso, dal greco penetro “piccolo porto”;
  • Pietrosa: pietrosa;
  • Pignara: da Pino;
  • Pille: dal greco pèlos “fango”;
  • Ponte Vecchio: è la contrada che si estende verso la strada provinciale Palmi-Taurianova e supera il fiume Petrace. Da questo toponimo, più antico di tutto il territorio, passava il tracciato della via Popilia.;
  • Profania: dal greco prophanes “visibile innanzi agli altri, manifesta”. Dal latino pro- (avanti) e -fanum (tempio): “tutto ciò che è innanzi al tempio”.
  • Palmara: deriva dalle molte piante di palme esistenti intorno all’anno 1000. Dopo la distruzione di Taureana i contadini e i marinai della città distrutta edificarono qui, il primo nucleo chiamato Castro Palmarum;
  • Rinazzo: dal latino arenaceus, “sabbioso”, oppure erinaceus: riccio;
  • Rovaglioso: contrada nata con il toponimo di Porto Oreste, è stata una delle prime frazioni del comune di Palmi nel 1909. Qui la leggenda vuole che sbarcò Oreste per andare a lavarsi nel fiume Metauro (il Petrace) con sette affluenti (i nomi antichi: Lapadone, Micode, Engione, Statero, Polme, Melcissa, Argeade) a causa della pazzia che gli causavano le Furie o le Erinni per avere ucciso la madre Clitennestra. Appena vi si immerse, Oreste riacquistò il senno come gli predisse l’oracolo. Egli appese ad un albero di alloro la sua spada che restò appesa per molto tempo. Antonio De Salvo, nel suo libro, sosteneva che il territorio intorno alla città di Tauriana venisse definito “Furia” (ancora esiste un toponimo con la denominazione di Furìa o Furrìa, proprio in ricordo di questo episodio). La contrada Furia si trova tra il bivio della Pirara, la contrada Pantano e la SS18/S.Filippo;
  • Sidaro: “terra ferrosa”, oppure greco bizantino Papas Isidoro o “terra di Isidoro”;
  • Scinà o Uscinà: dal greco ischnà “luoghi sterili”, oppure schinàs “posto di lentischi o giuncheto”;
  • Socrà: dal greco sikalàs “segale”;
  • Scrisi: dal greco antico “ortica”;
  • Scala: da “scalo, approdo romano”. Era lo scalo del porto romano fatto costruire nel 44/45 a.C. da Ottaviano subito dopo Scinà. Nella contrada Scala, secondo quanto riporta De Salvo: “…quivi si vuole fosse stata la parte più frequentata della marina di questa città e lo sbarcatoio; la tradizione vuole inoltre che quivi fu trovata, annerita dalle fiamme nel saccheggio di Tauriana e mal ridotta dal tempo, la sacra immagine della Beatissima Vergine dei Poveri.
  • Spirito Santo: ex quartiere Ospedale sopra l’Arangiara;
  • Taureana: Tauriana antica città bruzia, greca e poi romana, prima frazione del comune di Palmi nel 1909;
  • Trachini o Trachina: dal greco trachinàs “pietrosa, luogo scabro, roccioso, brullo”;
  • Trodio: dal greco antico triòdos, “trivio crocevia, incrocio di tre vie”. Triodos Chorà ovvero “villaggio del Trivio”
Piazza del Trodio fine anni ’40, fotografia fornita da Giovanni Squadriti.
Vi erano tre vie e un antica fontana/lavatoio
  • Traviano: dal latino Extra Via Acies “accampamento fuori la via o fuori le mura”. Oppure, sempre dal latino, trabeanus “terra traviata, sterile”. Anticamente, dice il De Salvo, esisteva una fabbrica di vetri e per un periodo si chiamò “vetreria”;
  • Tonnara: nell’ a. 1102 veniva denominata Portus Tonnare, prese il nome attuale nel sec. XVI, dalla pesca dei tonni che ivi si praticava;
  • Torre di guardia di Pietrenere: La torre di vedetta, costruita nel 1561, faceva parte di un sistema difensivo costiero del Regno di Napoli. Le torri avevano dei guardiani detti Cavallari, nel 1580 ricopriva il ruolo di vedetta tal caporale Bartolo Sances. Nello stesso anno, alla Torre di San Francesco (sita al belvedere Torre), vi era il caporale Sebastiano Caiazzo;
La torre di guardia “San Francesco” estratta dal “Codice Carratelli”
  • Via della Sottoprefettura: subito dopo la scalinata in pietra rasente la villa comunale. Il nome prende origine dal palazzo della Sottoprefettura che anticamente era di fronte la villa comunale;
  •  Zoire: dal greco “vino forte”.

 

Agiotoponimi palmesi

  • San Michele di Vitica o Sambiceli: dal greco aghios mikeles ossia San Michele, “chiesa o eremo di San Michele”;
  • Santa Maria: da un antichissimo convento femminile del XI Sec., Santa Maria de Ceratullo o Inceratos;
  • San Leo: forse eremo di San Leone, ma anche necropoli della prima età del ferro;
  • San Leonardo: da una chiesa dedicata a San Leonardo nella quale si celebravano messe molto prima del 1800. L’interno non era destinato alla sepoltura dei defunti;
  • San Giorgio: dal greco Yorghos. La chiesa di San Giorgio intorno al 1000 venne trasferita da Taureana alla Cittadella e fu ribattezzata come San Giorgio De Palmis. Nei secoli successivi probabilmente fu spostata nell’attuale località San Giorgio;
  • San Fantino: deriva dalla chiesa e dal santo omonimo, dopo la sua morte, avvenuta nel 336 d.C., si edificò la chiesa per ricordarlo perennemente;
  • Sant’Elia: è la parte più alta del monte S.Elia, così denominata dalla chiesetta omonima costruita la prima volta intorno all’890 dal santo e ricostruita più volte;
  • San Francesco: Contrada tra il Petrace e Fracà deriva il suo nome da un antico monastero esistito;       
  • San Gaetano: contrada a nord di Palmi, chiesa ed edicola votiva costruite sui terreni della famiglia Minasi;
  • Madonneddha o Cruci di Morti: subito dopo il quadrivio Acquaolivi/Palmara. Prende il nome da un tempietto con l’immagine della Madonna del Carmine. Questa località fece da sfondo a una battaglia con i saraceni;
  • SS Annunziata o Chiesa dei Monaci: chiesa fondata intorno al 1450 mentre il distrutto convento era stato fondato dai Minoriti Conventuali. Dentro la chiesa come nel convento venivano sepolti i defunti.

 

Toponimi antichi di alcune vie, rioni e contrade scomparse

  • ‘Bazzia: luogo compreso tra via San Giorgio e il rione Croce Rossa e l’inizio delle vie Sant’Elia e Nazario Sauro. Antico luogo di chiesa o abbazia/convento;
  • Casi vasci: “case basse”, zona intorno al vecchio tribunale di via Roma. Termine in uso fino agli anni 70/80
  • Dazio: antico casotto del dazio al Trodio termine in uso fino agli anni 70/80;
  • Fonte del Buttisco: era una fontana che si trovava all’inizio del Corso Barbaro in Piazza Lo Sardo;
  • Turriuni: “Dove abiti? – O Turriuni”. Era (è) la zona di via De Salvo (i Campetti), via Manfroce/ viale Rimembranze. Era chiamato così per la Torre e il bastione angolare delle mura difensive ai quattro lati della Cittadella. Anche questo era un termine in uso fino agli anni 70/80;
  • Scarricu: lo scarico, ex Petrazza, prato in cui si gettavano i rifiuti, ora scuola media Milone;
  • Stratuni (U): L’attuale corso Garibaldi, di cui si conoscono alcune antiche intitolazioni, come Stradone San Ferdinando, Corso Vittorio Emanuele. Venne aperto nella seconda metà del 1600 dal feudatario Conchublet espropriando i terreni del principe Spinelli di Seminara;
  • Calojero: dal greco “monaco”;
  • Murareddha: era una fontana accanto via Orti di Fazio con tre canali;
  • Piazza della Fontana vecchia o della Fontana della Palma: costruita nel 1670 circa, ex Piazza del Mercato e Piazza san Ferdinando. Sono questi gli antichi nomi dell’attuale Piazza Primo Maggio;
L’antica fontana della Palma, costruita intorno al 1650
  • U Ponti: antica denominazione scomparsa subito dopo il quadrivio della contrada Palmara, quando per andare verso il Belvedere Torre si doveva passare da un ponticello;
  • Rione “La Murarella” (o più comunemente chiamato “Li Canali“);
  • Rione Lo Salvatore: delimitato dagli attuali campetti allo Stadio Lopresti fin sotto l’attuale balconata del Viale Rimembranze;
  • Rione Borgo: a sua volta era diviso in Borgo Inferiore e Borgo Superiore. Delimitato dalle attuali Via Mazzini, via Roma, Via Nicola Pizi, Via Nazario Sauro e una buona parte dell’attuale Rione Ferrobeton. Demolito totalmente dopo il terremoto del 1908;
  • San Filippo: Nella contrada vi era la chiesa scomparsa di San Filippo Neri, in questa chiesa fino al 1700 si teneva messa e qualche volta vi erano sepolti dei defunti, come riporta questo atto del 1736 :
  • Via Chimirri: attuale Via Salerno, da Piazza Martiri d’Ungheria a Via Buozzi.

Anche il gonfalone della città ha la sua storia già dal 1600, con la fontana della Palma e il motto di conchublet “Nondum in auge”, ha cambiato immagine con la sola palma per essere cambiata definitivamente nel 1935.

Lo studio del territorio può interessare molto i giovani studenti. Partendo dal nome della strada, dal personaggio a cui si intitola e attraverso possono essere guidati ad una delle scoperte più belle che possa fare un abitante di un luogo. Ecco allora che il toponimo si carica di un significato storico importante, poiché è capace di dare delle informazioni non individuabili nei documenti, ma preziose per chi vuole ricostruire la storia di quel luogo. Palmi ha l’opportunità di fare ancora un’altra operazione nel titolare le numerose strade, quelle ricche di passato, coi tanti nomi che esse ebbero, e di fornire loro una “multi targa” storica.

 

Bibliografia:

  • Vincenzo Saletta: Storia archeologica di Taureanum: iscrizioni e laterculi- Roma : Ramo editoriale degli agricoltori, stampa 1960
  • Antonio De Salvo: Palmi, Seminara e Gioia Tauro. Ricerche e studi storici – Palmi : Lopresti, 1899
  • Giuseppe Silvestri Silva: Memorie storiche della città di Palmi – Genova : Tip. Nazionale, pref. 1930
  • Francesco Salerno: Antologia poetica a cura di Santino Salerno, Soveria Mannelli, Calabria letteraria 1989
  • Giambattista Marzano: Dizionario Etimologico del Dialetto Calabrese Laureana di Borrello : Il progresso, 1928
  • Gabriele Barrio: De antiquitate et situ Calabriae – Cosenza : Brenner, 1979
  • Girolamo Marafioti: Croniche ed antichità di Calabria , Sala Bolognese : Arnaldo Forni, stampa 1975
  • Gerhard Rohlfs: Dizionario toponomastico ed onomastico della Calabria Ravenna : Longo, 1990
  • Barillaro: Dizionario toponomastico della Calabria, Cosenza : Pellegrini, stampa 1976

Francesco Saletta